Auguri Presidente. Un Italiano vero

Partiamo da una intervista.

Ma volendo formulare un decalogo per un giovane imprenditore?

Per prima cosa guardare lontano, non alla convenienza immediata. Poi, think big, pensa in grande: un progetto ardito richiede probabilmente la stessa applicazione di uno mediocre. Tenere sempre vivo l’entusiasmo dei propri collaboratori guidandoli con l’esempio. Controllare personalmente che le cose loro demandate vengano effettivamente realizzate. Impegnarsi su ogni cosa allo spasimo. Ordinare gerarchicamente i problemi in una graduatoria di importanza e non di urgenza: solo così si può riuscire a concentrare in poco un enorme quantità di impegni. Infine un avvertimento. Non abbattersi se una volta si perde: fa parte del gioco. Siamo all’ultimo comandamento: non desiderare l’azienda d’altri. È meglio, e più divertente, crearsene una da soli.

Nella risposta a questa domanda pronunciata da Silvio Berlusconi nel 1981 alla rivista Capital c’è l’essenza del perchè il Presidente Berlusconi mi manca da morire.

Mi manca un italiano che ha saputo sempre guardare con ottimismo al futuro, anche nei momenti più bui. Un italiano che con l’abnegazione e la voglia di sognare in grande ha scalato vette che parevano inaccessibili ai più.

Un italiano in grado di creare una piccola replica di quel miracolo americano che nella mia generazione ha ispirato tanti, dell’uomo che ce la fa con le proprie forze. Un italiano che non ha mai parlato male all’estero del suo Paese per portare acqua al suo mulino. Un Italiano che ha amato e pensato al suo Paese fino all’ultimo giorno della sua vita.

Un italiano che non nascondeva i suoi difetti per quel falsoperbenismo che ammorba i salotti tv e il dibattito politically correct. Un italiano impegnato che però sapeva anche scherzare e sdrammatizzare il mondo. Un italiano di quella generazione di grandi capitani d’azienda di cui abbiamo oggi più che mai un disperato bisogno e di cui siamo orfani da troppo tempo.

Un italiano benestante che ha scelto però di scendere in politica optando per la parte più difficile della barricata e quando avrebbe potuto tutelare i propri interessi in modo molto ben più efficace stando dietro le quinte. Un italiano politico che non mancava mai di regalare un sorriso ai suoi elettori. Un italiano in politica che non raccontava i problemi ma le soluzioni ai suoi elettori. Un italiano che quando ti stringeva la mano sapevi che era per sempre.

Un italiano vero come direbbe Toto Cotugno.

Sì Berlusconi è stato tutto questo e tanto ancora per me e altri della mia generazione. E oggi, più di altri giorni, ne sento una maledetta mancanza leggendo il dibattito politico e socio economico in corso nel Paese.

Auguri Presidente! Il tuo cammino prosegue sempre per gente come me che dal 1994 è stata al tuo fianco

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