Il lavoro in Italia, 2022 anno record

L’ISTAT nei giorni scorsi ha reso noto i dati di dicembre 2022 su occupati e disoccupati. Attingendo all’archivio ISTAT   è possibile analizzare il trend dei dati dei mesi di dicembre degli anni compresi nel periodo 2004-2022.

L’analisi prende in considerazione l’andamento degli occupati, dei disoccupati e degli inattivi, dei tassi di occupazione, disoccupazione e di inattività in complesso, per sesso e classi di età (15-24, 25-34, 35-49, 50-64) con un focus sull’andamento degli occupati dipendenti e degli indipendenti (imprenditori, liberi professionisti, lavoratori autonomi ecc.)

Gli occupati

A dicembre 2022 in Italia gli occupati, secondo l’ISTAT, sono 23.315.000:   il livello più alto raggiunto nel periodo 2004-2022; un milione e mezzo in più rispetto al livello minimo del 2013. Un risultato dovuto in larga parte alla forte crescita degli occupati nel periodo post Covid (+1.110.000 tra il 2020 e il 2022).

Anche per le femmine il 2022 è stato un anno record: 9.763.000 occupate, 566 mila in più rispetto al livello minimo del 2013 grazie anche al forte impulso post Covid. Gli occupati maschi invece  devono ancora  crescere di 345 mila unità per raggiungere  il livello massimo del 2007. Nonostante questi risultati il differenziale   fra gli occupati dei 2 sessi, che penalizza le donne, è ancora alto (3,7 milioni di occupati), anche se inferiore di un milione di unità al livello massimo raggiunto nel 2004.

Grazie anche alla ripresa post Covid, gli occupati di età comprese tra i 15 e i 24 anni, i 25 e i 34 anni e i 35 e 49 anni sono in crescita, ma devono crescere ancora per recuperare i livelli più alti raggiunti nel periodo preso in esame: i 15-24enni di 415.000 unità (+35%); i 25-34enni di 1.798.000 (+ 88,9%) e i 35-49enni di 1.736.000 (+19,7%). Per gli occupati di età compresa tra 50 e 64 anni il 2022 è stato un anno record (8.438.000 occupati), raggiunto grazie ad un balzo dell’85,3% rispetto al livello minimo del 2014.

I disoccupati

A dicembre 2022 in Italia i disoccupati secondo l’ISTAT sono 1.960.000 più alti del livello minimo del 2006 (1.482.000), ma molto al di sotto del livello massimo del 2013 (3.139.000), grazie anche al forte calo registrato negli anni post Covid (-535.000 disoccupati tra il 2020 e il 2022).

Andamenti analoghi si riscontrano tra i disoccupati maschi e femmine; i disoccupati di età compresa tra i 35 e i 39 anni e tra i 50 e 64 anni, mentre per le classi di età più giovani (15-24 e 25-34) il 2022 ha registrato il livello più basso di disoccupati.

Gli inattivi

A dicembre 2022 in Italia gli inattivi in età da lavoro (15-64enni) sono 12.763.000 il livello più basso raggiunto nel periodo preso in esame. Rispetto al livello più alto del 2010 (15.041.000) gli inattivi sono diminuiti di circa 2,3 milioni (- 15%) grazie anche al forte calo registrato negli anni post Covid (- 998 mila).

Sia per i maschi che per le femmine il 2022 ha fatto registrare il livello più basso di inattivi e il livello più basso del differenziale fra i due sessi (3.3 milioni). Un differenziale che si è mantenuto comunque per tutto il periodo su livelli non molto distanti dai livelli minimi compresi tra i 3,5 e i 4 milioni di unità.

L’analisi per classi di età evidenzia situazioni diverse, ma nel complesso non particolarmente negative. Per i 25-34enni e i 35-49enni il livello di inattivi raggiunto del 2022 è il più basso del periodo, mentre per i 15-24enni e i 50-64enni il numero di inattivi è del 2,5% più alto di quelli registrati rispettivamente nel 2004 e nel 2018.

I tassi di occupazione

Secondo l’ISTAT in Italia il mese di dicembre 2022 ha registrato il tasso di occupazione (rapporto percentuale tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento) più alto nel periodo preso in esame: 60,5%, ovvero 5,5 punti percentuali in più del livello minimo registrato nel 2013. Rispetto al 2020, anno Covid, il tasso è cresciuto di 3,4 punti percentuali.

Il tasso di occupazione maschile (69,6%) è leggermente inferiore al livello massimo registrato nel 2007 (70,3%) e superiore di 6.6 punti al livello minimo del 2013. Rispetto al 2020 è cresciuto di 2,8 punti percentuali.

Il tasso di occupazione femminile (51,3%) ha fatto registrare nel 2022 il livello più alto dell’intero periodo, 5 punti in più del livello minimo del 2013 grazie anche al concorso dei 3,5 punti guadagnati rispetto al 2020, anno del Covid.

Nonostante questi successi, nel 2022 il differenziale tra i tassi di occupazione maschili e femminili è ancora di 17,7 punti percentuali anche se inferiore di 6,3 punti rispetto al livello massimo del 2004.

Nel 2022 i tassi di occupazione crescono con le classi di età degli occupati con la solo eccezione dei 50-64enni. Si sale infatti dal 20,4% dei 15-24enni, al 66,8% dei 25-34enni al 75,3% dei 35-49enni. Nella classe di età dei più anziani (tra i 50 e i 64 anni) il tasso di occupazione è pari al 61,9%: 41,5 punti percentuali più alto del tasso dei più giovani (i 15-24enni).

I 50-64enni fanno registrare nel 2022 il tasso di occupazione più alto del periodo, mentre i tassi di occupazione delle altre classi di età, sia pur in ripresa a partire dal 2010, devono recuperare, depurati dalla componente demografica, da 2 a 6 punti percentuali, come nel caso dei 15-24enni) per raggiungere i livelli massimi degli anni immediatamente precedenti l’inizio della recessione del 2007.

I tassi di disoccupazione

In Italia a dicembre 2022 il tasso di disoccupazione (rapporto percentuale tra i disoccupati e la corrispondente forza lavoro) è 7,8%, 5 punti al di sotto del livello massimo del 2013 e poco sopra al livello minimo del 2004 (6,2%).

A differenza di quanto si registra per i tassi di occupazione e di inattività, la differenza tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile è molto più contenuta (9,1% contro 8,8%).  In entrambi i casi i tassi sono peraltro in costante riduzione a partire dal 2013. Per le donne in particolare, l’attuale livello del tasso di disoccupazione è di poco inferiore ai livelli più bassi raggiunti negli anni immediatamente precedenti l’inizio della prima recessione.

Anche i tassi di disoccupazione migliorano con l’aumento delle classi di età. Si passa infatti dal 20,4% dei 15-24enni all’11,2 dei 25-34enni al 6,6% del 35-49enni a al 6,1% dei 50-64enni. Va rilevato comunque che il tasso di disoccupazione dei 15-24enni si è più che dimezzato negli ultimi 10 anni collocandosi appena al di sopra del livello più basso registrato nel 2021 (18,9%). Riduzioni significative hanno registrato anche i tassi di disoccupazione delle altre classi di età collocandosi su livelli molto vicini   a quelli più bassi registrati tra il 2004 e il 2007.

I tassi di inattività

Il tasso di inattività (rapporto percentuale tra gli inattivi e la corrispondente popolazione di riferimento) di dicembre 2022 (34,3%) è uno dei più bassi registrati nell’intero periodo, depurati della componente demografica: un arco di tempo nel quale il tasso di inattività non è mai salito sopra il 38,0%. Una situazione simile mostrano i tassi di inattività dei maschi e delle femmine; il differenziale fra i due tassi è di 18,2 punti percentuali lungo un trend discendente rispetto ai 24 punti percentuali realizzati tra il 2004 e il 2008.

Com’era prevedibile, a dicembre 2022 il tasso di inattività decisamente più alto (73,8%) si registra fra i 15-24enni; il più basso tra i 35-49enni (18,7%). Nel periodo preso in esame, depurati della componente demografica, i tassi di inattività delle diverse classi di età presentano situazioni diverse. Quello dei 15-24enni dista una decina di punti percentuali dal livello minimo registrato nel 2004; per i 50-64enni la distanza dai livelli minimi del 2004-2005 supera i 20 punti percentuali; per i 25-34enni è di soli 2 punti. In compenso il tasso di inattività dei 35-49enni registrato nel 2022 è il più basso del periodo preso in esame.

Occupati dipendenti e indipendenti
  1. Dipendenti

In Italia a dicembre 2022 gli occupati alle dipendenze sono 18.189.000, il livello più alto dell’intero periodo, circa 2 milioni in più del livello minimo raggiunto nel 2004. Metà della crescita si è concretizzata tra il 2020 e il 2022 grazie alla ripresa post Covid. A dicembre 2022 l’82,7% dello stock dei dipendenti è permanente; nel 2004 lo era il 93,6%.

  1. Indipendenti

In Italia a dicembre 2022 gli indipendenti sono 5.028.000, poco più di un milione in meno rispetto al livello massimo del 2004 (6.115.000). La ripresa post Covid ha consentito di creare, tra il 2020 e il 2022, “solo” 100 mila nuovi posti di lavoro.

Un commento

Per il lavoro in Italia il 2022 è un anno record. È questa la buona novella che emerge mettendo a confronto i dati ISTAT di dicembre degli anni compresi fra il 2004 e il 2022. Ne beneficiano il totale degli occupati, la componente femminile e più anziana tra i 50 e i 64 anni; gli occupati alle dipendenze, gli inattivi in complesso, di entrambi i sessi e di età compresa tra i 25 e i 49 anni, i 15-34enni alla ricerca di lavoro, i tassi di occupazione totale, femminile e dei 50-64enni.

Una parte significativa di questi risultati sono stati realizzati negli ultimi due anni, grazie al forte rimbalzo dell’economia nel periodo post Covid. In questo breve lasso di tempo gli occupati sono cresciuti poco più di un milione, in tutte le classi di età; i dipendenti di 900 mila; gli inattivi sono diminuiti di un milione.

Molti dei problemi di fondo del mercato del lavoro rimangono irrisolti anche se in miglioramento. È il caso dei differenziali fra maschi e femmine, che penalizzano le donne, dei margini che ancora esistono per far crescere l’occupazione giovanile, della costante emorragia degli occupati indipendenti e della precarietà ancora eccessiva.  I risultati conseguiti negli ultimi anni sono tuttavia un buon viatico per l’anno appena iniziato e un antidoto contro i  propugnatori  della recessione.

 

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